By Jiří Bernard, CC BY-SA 3.0
Immaginate un fiume che, dopo un iniziale lungo percorso, scompare inghiottito in una grotta. Che, mentre scorre sottoterra, respira rumorosamente, sfiatando in superficie come una mastodontica balena. Un fiume che alla fine ricompare all’esterno fino a sfociare in mare!
Un fiume come il Timavo.
Nasce dal Monte Nevoso in territorio sloveno e, con il nome di Reka, scorre per 47 Km in direzione NO con percorso tortuoso. Attraversa numerose gole che ha scavato nell’alta Istria, in ambiente boscoso vergine e affascinante. Riceve numerosi piccoli affluenti che raccolgono l’impluvio dell’area fino a maturare una portata media di 27 mc/s.
I terreni calcarei dell’area che attraversa il Timavo hanno caratteristica carsica, sono cioè costituiti prevalentemente da carbonato di calcio. Grazie al dilavamento di tale elemento da parte delle acque correnti, il fiume ha scavato nei millenni un reticolo di cunicoli e grotte sotterranee.

By Husond at English Wikipedia, CC BY-SA 3.0
A partire dall’abitato di Cave Auremiane, il fiume subisce le prime perdite di portata per evidenti infiltrazioni nel sottosuolo. Dopo un breve tratto in una profonda gola ed un primo breve percorso sotterraneo, riaffiora per immergersi definitivamente in un sifone nei pressi delle Grotte di San Canziano, dal 1986 Patrimonio dell’UNESCO che le considera il più grande canyon sotterraneo conosciuto al mondo.

By Dennis Tang from London, UK - Entrance to the Škocjan Caves, CC BY-SA 2.0

By Ramón from Llanera, España - Grutas de Škocjan, CC BY-SA 2.0
Certamente meritevoli di una visita, al pari delle vicine e più famose Grotte di Postumia, anch’esse un vero spettacolo della natura.
Nelle grotte di San Canziano il Timavo si “perde nel carsismo” ove inizia la sua sezione sotterranea di circa 40 Km. Il fiume scorre a profondità notevoli, fino a 250 m sotto la superficie terrestre.

By Zairon - Own work, CC BY-SA 4.0
Nonostante i numerosi tentativi fatti nel tempo, il percorso sotterraneo del Timavo è ancora in parte sconosciuto, ma può essere tracciato attraverso i numerosi sifoni che, dal letto sotterraneo del fiume, sboccano in superficie attraverso percorsi carsici contorti.

Risorgive del Timavo - By IlirikIlirik - Own work, CC0
Sappiamo che gli speleologi hanno avvicinato le acque sotterranee del fiume nell’abisso di Trebiciano (TR), nelle doline dei Sette Nani (7N), di Luftloch (LF), di Fernetti o dei Druidi (PF), nella Grotta Meravigliosa di Lazzaro Jerko (LJ).
Infine il Timavo riemerge in territorio italiano a sud di San Giovanni al Timavo (RD) con più sorgenti che si riuniscono in unico corso per sfociare nell’Adriatico nel Golfo di Panzano, a nord di Trieste, con un percorso finale di circa 3 km.
Già gli antichi romani si erano posti il quesito di dove si perdesse il Timavo una volta immerso nel sifone di San Canziano. Avevano infatti rilevato l’esistenza di violenti soffioni d’aria che di tanto in tanto uscivano da grotte e gallerie, inizialmente attribuiti a manifestazioni delle divinità, e poi al carsismo, già al tempo conosciuto.
Solo successivamente il fenomeno è stato collegato delle piene del Timavo: in questi casi l’acqua tende infatti a saturare lo spazio nei cunicoli sotterranei, così da espellerne l’aria in superficie. Un fenomeno di varia entità per tempi e quantità, talvolta anche violento, con l’aria che viene espulsa a velocità che raggiungono i 200 Km/h.
Percorso e continuità delle acque che si immergono nelle Grotte di San Canziano sono state confermate scientificamente grazie agli speleologi dell’Università di Trieste che, rilasciando sostanze fluorescenti nelle acque a monte, ne hanno rilevate tracce in uscita dopo oltre 40 giorni.
Nelle acque sotterranee del Timavo, così come solo in alcune altre grotte carsiche dell’area, vive una fauna tutta particolare: il Proteo, ad esempio, un anfibio lungo 30-40 cm, privo di occhi, parente di salamandre e tritoni e unico vertebrato in Europa che vive esclusivamente all’interno delle grotte.

By Gzen92 - Own work, CC BY-SA 4.0
Questo straordinario anfibio, adattatosi a vivere in ambienti poco ospitali, bui e in alcuni periodi privi di nutrimento, è capace di rimanere per lunghissimi periodi senza cibo. Esperimenti controllati hanno dimostrato che in caso di ‘estrema carestia’ può rallentare il suo metabolismo, riassorbire parte dei suoi stessi tessuti e digiunare anche per 10 anni.
In passato gli esemplari pescati nelle acque libere del Timavo venivano chiamati i piccoli draghi ciechi delle grotte, nella convinzione che sottoterra vivessero i draghi e che questi ne fossero gli esemplari appena nati!