@ Benjamín Núñez González - CC BY-SA 4.0
Forse non tutti sanno che gli obelischi viaggiavano per fiume!
Sono gli antichi Egizi, infatti, che per primi, disponendoli solitamente a coppie all'ingresso dei templi, hanno realizzato queste monumentali costruzioni per onorare le divinità. E come si sa gli antichi Egizi potevano contare su una risorsa fondamentale come il fiume Nilo, che dava loro cibo attraverso le sue inondazioni, così come una valida via di comunicazione.

Ma andiamo con ordine.
La catena di montaggio egizia
Gli obelischi venivano realizzati generalmente in granito nelle cave, trasportati via fiume per lunghe distanze e posti in opera con operazioni ardite che ancora oggi destano ammirazione. Una “catena di montaggio” non solo ingegnosa come vedremo, ma all’avanguardia per l’epoca: basti pensare che il più antico obelisco di cui si ha notizia fu eretto a Eliopoli durante il regno di Teti (2345-2333 a.C.).
Il trasporto fluviale in antichità era meno dispendioso e più agevole di quello terrestre così che le cave di granito venivano selezionate anche in base alla loro prossimità al Nilo. Talvolta venivano scavati appositi canali artificiali per collegare il Nilo alla cava o al luogo di destinazione dell’obelisco.
Gli obelischi viaggiavano adagiati orizzontalmente sul ponte di una imbarcazione appositamente costruita, dotata di un'ancora galleggiante rovescia a prua che manteneva la nave nella rotta e una pietra calata a poppa che strisciava sul letto del fiume per controllarne la velocità.

Il carico della nave era un'operazione delicata che veniva eseguita sulla nave posta a secco nel canale; solo successivamente il canale veniva allagato e la nave si caricava del peso dell'obelisco. Analogamente e con procedura inversa per lo scarico.
Come montare un obelisco ..
Per montarlo in opera l'obelisco veniva tratto in alto con canapi legati alla punta tirati a forza di braccia e leve di legno che consentivano il corretto alloggio della base. L’obelisco ruotava adagiandosi dentro un incavo riempito con sabbia, destinata ad essere eliminata una volta raggiunto il dovuto equilibrio. Operazione estremamente delicata che non sempre aveva successo.
Altri ritengono che un pur complesso reticolo di corde non fosse sufficiente se non in presenza di gigantesche rampe che portassero “in quota” l’obelisco in modo da poterlo calare nella sua posizione finale, salvo poi liberarsi della rampa costruita.
Seppure i cantieri in questione contassero certamente su migliaia di operai e animali da tiro, gli esperti trovano rischioso anche questo metodo: si pensi che alta probabilità di insuccesso potesse avere prima trascinare in alto il monolite del peso e delle dimensioni menzionate (sempre che la rampa reggesse) e poi calarlo in un incavo di decine di metri.
La Grande incompiuta

Obelisco incompiuto di Assuan (www.focus.it)
Questo obelisco mai completato è forse il più grande che si sia voluto realizzare e ancora oggi giace incompiuto come una balena spiaggiata nella cava di granito di Assuan, dove era stata iniziata la sua lavorazione durante il regno dei Faraoni della XVIII dinastia.
Si pensa infatti che tale meraviglia, chiamata la 'Grande Incompiuta', risalga al regno del faraone Tuthmosis III (1481-1425 a.C.) e che facesse parte di una coppia di obelischi il cui secondo esemplare era situato a Karnak: trafugato dall’imperatore Costanzo II nel IV secolo d.C. ed eretto, per volontà di papa Sisto V a Roma di fronte alla Basilica di San Giovanni in Laterano, dove ancor’oggi si trova, è effettivamente l’obelisco più alto al mondo.
La Grande Incompiuta era destinata ad essere alta più di 40 metri, e pesare oltre 1000 tonnellate, ma perchè non fu mai completata?
Perché durante la lavorazione fu rilevata una frattura nella roccia che poteva compromettere l’integrità del monolite durante le delicate fasi di trasporto e montaggio.
La scelta della giacitura della cava era un processo chiave mirato a selezionare blocchi di pietra compatta adatti alla realizzazione dell’obelisco. Non sempre tale selezione aveva successo così che l'operazione poteva fallire quando, come nel nostro caso, i lavori erano ad uno stadio molto avanzato.