"Piadina Crescioni Rotolini", ph. ЕленАндреа, con licenza CC BY-SA 2.0
Un elemento imprescindibile di ogni gita al lago, al fiume o al torrente è il momento in cui ognuno sfodera il proprio arsenale alimentare.
Tupperwares, buste di cartone marroni, involti di carta stagnola bisunti (portate via tutti i vostri rifiuti!): a ognuno il suo.
A weBeach piace premiare le eccellenze gastronomiche dei luoghi che visita, attraversando un paese straordinario per diversità culinaria. A ogni spiaggia il suo panino, a ogni fiume il suo ripieno.
Sulle rive dei corsi d'acqua dell'Emilia Romagna non si può prescindere dai grandi classici del territorio: piadina, tigella, crescione.
Chi più ne ha più ne metta
Per chi si avvicina alle delizie della cucina romagnola, la varietà di panificati ripieni, arrotolati, fritti e così via è una sorta di labirinto nel quale avventurarsi e accidenti se è dolce il naufragar in questo mare.
Innanzitutto partiamo da una distinzione di base. Che differenza c'è tra piadina e crescione? L'impasto di entrambe è composto allo stesso modo, con farina, acqua e strutto.
Il crescione deve originalmente il proprio nome all'erba omonima, di cui era farcito. Nella ricetta tradizionale infatti il crescione era ripieno solamente di erbe e verdure, mentre oggi non sarà difficile trovarlo pieno di ogni tipo di companatico. La caratteristica fondamentale del crescione è che, a differenza della piadina, viene cucinato già arrotolato con il ripieno all'interno.
Condite l'uno e l'altra con ciò che preferite, la scelta è praticamente infinita: piadina e crescione sono l'ideale complemento a una camminata in riva il fiume, a sua volta condita da un tuffo. In alcune delle spiagge raccontate in weBeach - Emilia Romagna è facile trovare un chiosco di piadine nelle immediate vicinanze del luogo di fiume o a poche centinaia di metri.
La tigella
Un po' meno da picnic e un po' più da osteria è la tigella, o crescentina, tipica preparazione emiliana, in particolare della zona del modenese.
A dirla tutta, anche in questo caso si apre una diatriba lessicale: c'è chi le chiama tigelle e chi crescentine. I puristi preferiscono questa seconda definizione, quella etimologicamente più corretta, visto che le tigelle altro non sono che i dischi di terracotta con i quali in passato si cuocevano le crescentine.
Insomma, oggi chiamarle tigelle è più diffuso, ma è un po' come chiedere un forno alla marinara in pizzeria.
Farina, strutto, lievito, acqua. Questi gli ingredienti per realizzare i buonissimi cerchietti di pasta che vengono oggi cotti con apposite padelle con tanti stampi di forma circolare.
Volete il ripieno migliore del mondo? È il pesto alla modenese, un trito di lardo, aglio e rosmarino.
Immaginate il momento: la vostra guida preferita vi ha portato sulle rive di un fiume che non conoscevate, il sole di mezzogiorno si rifrange sull'acqua mentre voi vi siete comodamente adagiati al fresco dell'ombra offerta dagli alberi. Lo stomaco inizia a brontolare, e voi non dovete fare altro che aprire la cerniera dello zaino ed estrarre il pacchetto prediletto, quello preso al chiosco più vicino.
Due morsi e vi sembrerà di essere in paradiso.